giovedì 10 novembre 2011

Se io fossi uno scrtittore


1) Penserei più a scrivere che a pubblicare.
2) Non permetterei, pur di pubblicare a tutti i costi, che il mio libro venisse stravolto da qualche professore di lettere frustrato. E' finito il tempo dei temi in classe.
3) Scriverei tutti i giorni, anche se poco, anche se fossi stanco.
4) Mi comprerei un taccuino e mi segnerei le idee che vengono quando vogliono e poi te le dimentichi quando ti servirebbero.
5) Comincerei ogni capitolo con la frase migliore che riuscissi a trovare per agganciare il lettore.
6) Lascerei in sospeso la storia alla fine di ogni capitolo, per lo stesso motivo di cui sopra.
7) Saprei che la storia è importante, ma anche il modo in cui la scrivi fa la sua parte. Si chiama stile.
8) Non userei parole inutili per allungare il brodo o che non stessero bene con tutte le altre.
9) Mi ricorderei che la gente legge di fretta e spesso distrattamente e che leggere non è un lavoro ma un piacere.
10) Cercherei di evitare le frasi fatte tipo: “l'aria cristallina”, “la prua fendeva l'acqua”, “la natura era in festa”.
11) Se proprio fosse necessario inserire delle citazioni in un'altra lingua, non darei per scontato che tutti la conoscano e metterei la traduzione.
12) Non cercherei di ingraziarmi gli altri scrittori facendo loro i complimenti nella speranza di un aiuto. Gli scrittori non si aiutano mai fra di loro. Io sono un'eccezione.
13) Mi cercherei un lavoro vero, perché se decidi di vivere di scrittura dovrai scrivere quello che vuole chi ti dà da vivere. Anche se lui non te lo chiede.
14) Se dovessero chiedermi un parere direi la verità, anche se probabilmente non sarebbe gradita.
15) Dopo aver terminato un libro o un racconto, lo lascerei nel cassetto fin quasi a dimenticarmelo. Poi lo rileggerei come se l'avesse scritto un altro.
16) La mia prima regola sarebbe di non annoiare il lettore.
17) Non farei leggere a nessuno quello che sto scrivendo prima di terminarlo. E tanto meno lo leggerei di persona in pubblico.
18) Non farei leggere il mio manoscritto a persone che non conoscessi almeno di viso.
19) Non sarei disposto a fare qualunque cosa pur di vedere il mio nome sulla copertina. Ci sono cose più importanti e anche se dovessi vincere il Nobel per la letteratura, il 99,999% della gente non saprebbe chi sono e quasi tutti non saprebbero leggere quello che scrivo.
20) Collaborerei al massimo con l'editore per far conoscere e vendere il mio libro, ma gli ricorderei che l'editore è lui e vendere il libro è compito e interesse suo.
21) Darei la giusta importanza alla notorietà, cioé poca.
22) Ricorderei all'editore che non è tanto importante vendere molte copie quanto vendere tutte quelle stampate.
23) Mi preoccuperei delle critiche positive. Perché significherebbe dover fare meglio la volta successiva.
24) Prenderei atto delle critiche negative, senza però farne una tragedia.
25) Un refuso nel testo porta fortuna. Troppi è sintomo di scarsa cura.
26) Non leggerei altri libri mentre sto scrivendo un romanzo, perché rischierei di trovarne uno bello ed esserne influenzato, anche involontariamente.
27) Leggerei molto prima e dopo, per non inventare di nuovo la ruota.
28) Non adulerei nessuno, tanto se sei bravo ti trovano lo stesso, altrimenti se non ti trovano è anche meglio.
29) Non crederei a quelli che mi dicono che sono bello, intelligente e bravo, solo perché conosco un editore.
30) Dovrei imparare che anche se io non farei mai certe cose, non è detto che gli altri non le facciano.
31) Comprerei una casa a Postumia, nel caso di dover essere pubblicato postumo.
32) Capirei che i soldi a volte vengono e a volte no e non sempre dipende dalle capacità. E che ci sono altri lavori, forse anche più utili e sicuramente più remunerativi.
33) Scriverei perché piace a me, ma non quello che piace solo a me.

Francesco.     

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