domenica 12 dicembre 2021

 Ho anni sufficienti per parlarvi chiaro..

Ho fatto, in nero: il benzinaio, il fabbro, l’operaio, l’imbianchino, sopra ponteggi fatti da morire e nessun controllo da parte di nessuno. Poi le pulizie. E avevo un diploma e due anni di Università.
Poi il Carabiniere, come servizio militare. Durante le peggiori manifestazioni e attentati, come quello di Fiumicino.
Poi ho trovato il primo lavoro in regola. In un panificio, dalle 22,00 alle 13 del giorno dopo.
Ma almeno qualche contributo me lo versavano.
Poi entrai in una azienda, facevo il portalettere, internet non c’era ancora e tanto meno l’email.
Allora mi comprai a rate un Commodore 64 e imparai a usarlo, poi a programmarlo.
Cambiai azienda e mi spacciai per programmatore.
La notte a casa studiavo come risolvere i problemi per il giorno dopo.
Poi cambiai ancora e poi ancora.
Sempre studiando nel MIO tempo libero. Di solito la notte.
Non c’erano soldi né possibilità di andare in discoteca. E finalmente riuscii a comprare una 126.
A rate.
Cambiai di nuovo azienda.
Piano piano andavo avanti. Pagavo le rate di casa e mi compravo un paio di pantaloni nuovi quando quelli che portavo erano diventati indecenti.
Però mi versavano i contributi.
Ma si lavorava davvero. A volte tutta la notte a organizzare eventi. E il giorno dopo a gestire il tutto.
Mi sono anche divertito, perché il lavoro mi piaceva.
Poi mi offrirono di mettermi in proprio e accettai, perché si parlava di riduzione del personale.
Lavorai per 30 anni da imprenditore.
Ho pagato montagne di tasse, contributi che mi richiedono ancora oggi.
Molti non ce l’hanno fatta.
La Fornero ha colpito duro e non mi hanno regalato niente. Il sistema retributivo neanche me lo ricordo.
È stata una vita faticosa, spesso non dormivo per le preoccupazioni, e ancora oggi non riesco a stare tranquillo.
E devo anche sentirmi dire che “ho rubato il futuro ai giovani.”
Che sono un privilegiato, anche se sono in pensione solo da un anno. E davvero non sono ricco.
Non ne posso più di dovermi pure sentire in colpa.
Sapete che vi dico?
Andatevene affanculo!!!
Voi e le vostre serate sprecate. Voi e le macchine pagate dai nonni.
Voi e la vostra quasi nulla voglia di lavorare davvero.
Vi lamentate di Amazon, i fornai non trovano dipendenti, il posto fisso non c’è più.
Ma che volete?
Voi il futuro lo avete. Sta a voi usarlo meglio possibile, come abbiamo fatto noi, senza rubarvi proprio niente.
Vorrei averlo io il vostro futuro e se fosse possibile ve lo ruberei davvero. Tanto che cazzo ve ne fate, se non sprecarlo a piagnucolare?
Se vi rendeste conto che la vita è dura, forse vivreste meglio.
E non funziona dare la colpa agli altri.
Il mondo è difficile e forse il nostro errore è stato di farvi credere che i soldi crescessero sugli alberi e che dietro ogni comodità che avete non ci fosse il sacrificio di qualcun altro.
Che non poteva frignare, perché era occupato a non farvi mancare niente, il coglione.
Vi confermo l’invito ad andarvene affanculo.

Francesco.

martedì 29 giugno 2021

Post lungo

 Questo è un post lungo, ma ogni tanto ci vuole.


Buona lettura, se vi va.


Non c’è più l’educazione di una volta.

Tanti anni fa, ero giovane e inesperto allora, dopo alcuni racconti, scrissi il mio primo romanzo. Una volta finito, cominciai a cercare un editore.

Mi capitò sotto mano un romanzo pubblicato dalla casa editrice Sellerio, di Palermo.

Mi piacque e ingenuamente infilai il mio manoscritto in una busta e lo spedii.

Poi rimasi in attesa di una risposta.

Figurati, stai fresco ad aspettare, penserà qualcuno.

Invece no.

Dopo circa un mese mi arrivò una lettera nella quale mi si diceva che il romanzo non era adatto alla pubblicazione, troppo ingenuo e da migliorare. Ma si capiva che almeno l’avevano letto.

Era una lettera su carta intestata dell’editore, scritta a macchina. Allora non c’erano email e computer.

Alla fine mi auguravano buona fortuna e mi invitavano a non scoraggiarmi.

Mai una lettera di rifiuto fu così apprezzata.

Ancora la conservo fra le mie carte più preziose.

Ma il meglio deve ancora venire.

Era firmata dalla Signora Elvira Sellerio, di sua mano!

Pensate, fra le tante cose più importanti che sicuramente aveva da fare, trovò il tempo per rispondere a un ragazzo, perfetto sconosciuto, che si permetteva di inviare un suo scritto a una casa Editrice giustamente rinomata come la sua.

Quando ho scritto Signora, non era per caso. Che fosse una gran Signora, lo dimostrò anche quella volta.

Adesso veniamo ai nostri giorni.

Si sta diffondendo sempre di più la pessima abitudine di non rispondere ai messaggi.

E sì che un cellulare, un tablet, c’è l’hanno quasi tutti, in tasca o nella borsa.

Niente da fare, non rispondono.

Puoi essere discreto, poco invadente, educato, ma non rispondono lo stesso.

Spesso neanche si rendono conto che il mittente lo sa se hanno letto.

Whatsapp ha le famose spunte blu, Messenger mostra una piccola icona con la foto profilo del destinatario.

Insomma, non si può far credere che il messaggio si sia perso chissà dove nei meandri di Internet.

Se una persona ti scrive, educatamente, puoi anche educatamente rispondere di no, che non puoi fare quello che ti chiede, che sei troppo occupato con il lavoro… Si può fare, non è difficile. Tutti abbiamo il sacrosanto diritto di dire no, ma è brutto ignorare fingendo di non aver ricevuto il messaggio.

Ovviamente mi riferisco a messaggi educati e una tantum, non a stalker. Per quelli c’è il blocco.

Tornando agli editori o peggio, agli editor, ormai neanche ti rispondono e la cosa triste è che non puoi neanche collezionare le lettere (email) di rifiuto, come potevano fare gli scrittori di una volta.

Va bene, la finisco qui.

Sarebbe bello se si imparasse a rispettarci un po’ di più.

A rispondere ai messaggi, a rispondere alle telefonate o richiamare quando possibile, oppure scrivere che non abbiamo tempo in quel momento.

La cosa triste, è che ormai si preferisce far finta che l’altra persona non esista, come quando davanti al supermercato il ragazzo che chiede l’elemosina ti dice “ciao capo! Buongiorno!”

Molti tirano avanti come se non avesse parlato nessuno. Questa è la peggiore offesa per un essere umano. Non hai soldi da dargli, può succedere, ma un saluto, un ciao, non si nega a nessuno.

Non è bontà, ma qualcosa di più.

È l’educazione che stiamo perdendo.

Non sono più i tempi di Elvira Sellerio.


Francesco Pomponio