giovedì 10 novembre 2011

Scrivete per soldi


Abbandoniamo ogni illusione.
Scrivere un libro è un lavoro, anche se lo si fa per hobby. Nel senso che richiede applicazione, intelligenza, sensibilità e tempo. E che bisogna farlo anche quando non se ne ha voglia.
E poi bisogna avere una storia da raccontare e questa è la condizione più importante, anche se la più ovvia. Talmente ovvia che molti se la dimenticano. E riempiono i loro libri di divagazioni, pensieri che non c'entrano niente, considerazioni che provocano solo l'allungamento del brodo.
E poi ci lamentiamo che gli editori non ci considerano neanche.
Allora mettiamoci nei loro panni.
Uno che decide di fare l'editore è matto. Oppure non alcun interesse a fare soldi.
Ma se la pazzia ci vuole, altrimenti si farebbe un altro dei tanti mestieri che consentono di lavorare di meno e vivere agiatamente, il non voler fare soldi è una vera e propria eresia.
Siete mai stati invitati a cena? Ovviamente sì. Mettiamo che vi abbia inviato a cena un vostro amico tipografo, offre lui. Voi pensate tranquillamente che una volta tanto la cena è gratis.
E qui sta l'errore. E vado a spiegarmi.
Il contadino che ha coltivato il grano usato per fare le tagliatelle ai funghi porcini che vi piacciono tanto ha dovuto alzarsi la mattina per andare a lavorare per le vostre tagliatelle.
Il produttore della pasta pure e il cuoco non ne parliamo. E i funghi credete che si raccolgano da soli? I porcini poi crescono sempre in posti scomodi...
E la cameriera? Ha bisogno dello stipendio, altrimenti starebbe a casa a giocare con suo figlio e non in piedi fino a mezzanotte mentre voi chiacchierate allegramente e non vi decidete ad andarvene.
E qui veniamo al vostro amico tipografo, quello che fra le altre cose stampa il libri di quel pazzo che ha deciso di voler fare l'editore. Per pagare il conto della vostra cena “gratis” ha bisogno che qualcuno gli paghi le fatture alla scadenza. Altrimenti diventa nervoso e non stampa più. Anche perché non avrebbe i soldi per acquistare la carta, l'inchiostro, e tutto il resto.
Questa necessariamente semplice e forse banale introduzione per dirvi che non c'è niente di gratuito in questa valle di lacrime e quello che la pubblicità definisce “gratis” dovrebbe essere definito “compreso nel prezzo”. Perché se non c'è un prezzo, state sicuri che un costo c'è sempre.
E allora, quando scrivete, quando mandate i vostri sudati manoscritti a un editore, non pensate alla gloria, non pensate alla fama. Pensate ai soldi. Quelli di chi, se tutto va bene, comprerà il vostro libro.
Ma voi e il vostro editore dovrete essere una squadra, non due che tirano a fregarsi, come spesso capita.
E il primo a guadagnare dai vostri libri deve essere lui, l'editore.
E dovete essere contenti di scrivere per soldi, senza cadere nella trappola di quelli che dicono “io scrivo per me stesso” pensando così di essere più intellettuali degli altri.
Se vuoi scrivere per te stesso fatti un diario, di quelli con la chiave in finto oro, oppure un blog che mai nessuno leggerà.
Altrimenti datevi da fare. Scrivete cose avvincenti, interessanti, divertenti o commoventi, ma che abbiano come obiettivo un lettore soddisfatto e che parlerà bene di voi.
Correggete, togliete quello che rallenta la storia, buttate senza pietà le cose venute male, limate il testo finché non scorra come se fosse facile scrivere.
E cercate la qualità nel vostro prodotto.
Perché di prodotto si tratta.
Sì, di quelli che si ottengono con il lavoro, non per hobby.
Tanto vale che lo sappiate.
Di quelli che si vendono. Altrimenti non vale.

Francesco

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