venerdì 2 dicembre 2011

Un racconto in bianco e nero.


Questo è un racconto in bianco e nero, oppure virato sul seppia, come una vecchia pellicola piena di graffi o una fotografia davanti a un telo sdrucito che si finge paesaggio.
Ma sicuramente il cielo era azzurro anche allora, quando ragazzi ignoranti venivano spediti lontano, a combattere contro gente di cui non sapevano neanche la razza, se non che era diversa dalla loro.
Arrivavano i primi freddi e presto sarebbe toccato a lui.

I boschi avevano perso il rosso dell’autunno e uno spesso tappeto di foglie ricopriva il sentiero che percorreva quasi tutti i giorni per andare dalla sua ragazza.
Odorava di foglie marce il bosco quella sera, quando svoltando per la strada di casa vide ripartire la bicicletta dell’appuntato dei carabinieri. Sua madre stava sulla porta e fissava una busta gialla, senza saper leggere, ma sapendo che non erano buone notizie.
Luigi capì subito di che si trattava. A casa di quelli come lui i carabinieri andavano solo a portare carte del governo. Non certo a cercare delinquenti.
Ebbe voglia di tornarsene nel bosco, di addentrarsi nella macchia e perdersi per sempre.
Ma, come la neve che cade e sembra che l’inverno debba durare per sempre, anche i boschi finiscono.
E finiscono sulle strade. E sulle strade passa sempre qualcuno che ti conosce e va a raccontare in giro che ti ha visto. Luigi rifletté che se ognuno si facesse i fatti suoi non ci sarebbe altro problema al mondo che procurarsi da vivere. Che è già un bel problema da solo, senza doversene cercare altri.



Francesco Pomponio 

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