giovedì 8 dicembre 2011

La lentezza


In un certo senso, i «vecchi tempi», per quanto brutti, erano meno difficili di adesso. Dato che c'erano stretti rapporti con le cose che si facevano, la gente ne capiva il senso: si piantavano le patate, che si davano da mangiare ai nostri figli, che crescevano sotto i nostri occhi.
Oggi invece lavoriamo in modo sempre più astratto.
Cos'ha a che fare infatti con la vita reale lo star seduti di fronte a un computer?
Anch'io sono colpevole come chiunque altro.
Quando sono in fila con altra gente, mi spazientisco. Prima di cominciare a leggere un racconto su una rivista, controllo quanto è lungo.
Continuo a far fretta ai miei figli. Perché? Cosa cambia se perdono un po' di tempo?
Forse sarebbe utile chiederci ogni tanto se è proprio necessario andare sempre tanto di fretta. E riscoprire i ritmi giusti tornando a fare da noi alcune cose. Per esempio, scrivendo una lettera invece di telefonare.
Sarò sincera: non riesco più a guardare il pericolo implicito in questo mio stile di vita senza tentare qualcosa per modificarlo.
Quindi, la prossima volta che entrerò in una drogheria, lascerò perdere i prodotti già pronti e mi limiterò a comprare soltanto una buona, vecchia tavoletta di cioccolato.
Che userò per fare con ogni cura e attenzione piccoli e morbidi biscotti scuri.
E quando li avrò tolti dal forno passerò i dieci minuti che ci vogliono perché si raffreddino a non fare altro che godermi il loro buon profumo.

(Elizabeth Berg)


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